Storia straordinaria di Peter Schlemihl
- Beatrice Di Santo
- 19 ago 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 1 feb 2021
Scritta da Adelbert von Chamisso, quest’avventura in un’edizione della Morganti 2008 è presentata in copertina con l’intestazione L’uomo senza ombra, a mio avviso molto invitante e azzeccata. Tuttavia io ho conosciuto questo romanzo in un supplemento al quotidiano la Repubblica con il titolo Storia straordinaria di Peter Schlemihl calcato sull’originario tedesco. E straordinaria lo è davvero. A tal punto che sono stata in difficoltà sulla scelta della frase da citare in quest’articolo.
Innanzitutto possiamo dire che è un racconto sul doppio e già dal primo capitolo ci accorgiamo che i protagonisti sono due, il narratore in prima persona e il personaggio in abito grigio di cui egli ci parla. Non solo. Un altro doppione è costituito dall’autore stesso e dal primo protagonista, cioè il narratore Peter Schlemihl che straordinariamente affida a Chamisso i fogli dov’è iscritta la sua storia. In questo gioco di specchi, la realtà s’innesta nella finzione creando un piacevole groviglio e non si capisce più dove inizia il filo della matassa. Per dirla con Gorgia il sofista, καὶ ὁ ἀπατηθεὶς σοφώτερος τοῦ μὴ ἀπατηθέντος [1], cioè il più saggio è colui che si lascia ingannare. Così noi lettori entriamo nell’inganno intrigante del racconto. E proprio in un inganno incappa anche il nostro amico Peter che è affascinato e allo stesso tempo angosciato dalla presenza di questo signore in grigio, intento a far prodezze estraendo dalla propria minuscola tasca un’incredibile lista di oggetti: dal cannocchiale al tappeto ricamato d’oro, e persino un tendone.
La trama s’infittisce quando lo strambo personaggio, striminzito come la sua tasca, rivolge parola al narratore a p. 25 in Adelbert von Chamisso, Storia straordinaria di Peter Schlemihl - Poesie, La Biblioteca di Repubblica, Ottocento 35, Gruppo Editoriale L’Espresso 2004, cit.
Durante il poco tempo nel quale ho avuto la fortuna di rimanerle accanto, caro signore, ho avuto l’agio di osservare più volte, e con indicibile ammirazione – mi consenta di dirlo – la bella, davvero bella ombra che lei proietta al sole con un certo qual nobile disdegno, quasi senza prestarvi attenzione. Sto parlando proprio di quella straordinaria ombra che adesso si trova lì, ai suoi piedi. Mi perdoni la proposta certamente temeraria: avrebbe qualcosa in contrario a vendermela, quella sua ombra?
Ecco un altro doppio, la persona e l'ombra, la sostanza e l'effimero. Eppure, anche l’ombra è definita straordinaria, quantomeno nelle parole dell’uomo in abito grigio. E già da questa sua descrizione, sulla bellezza e sulla peculiarità dell’ombra, dovremmo avere un campanello d’allarme, un’avvisaglia che il povero Peter non è riuscito a cogliere del tutto e infine rimane impigliato nella ragnatela della proposta. La gentilezza dello strano acquirente, nelle formule mi consenta-mi perdoni e nel condizionale di cortesia introduttivo alla fatidica domanda finale, desta sospetti. È una cordialità quasi fastidiosa, quindi se abbiamo una mente accorta intravediamo una duplice natura in questo personaggio, che si rivela un educato ipnotizzatore. Infatti Peter, poche righe prima del contratto di vendita, precisa che si sentiva come “un uccello che il serpente immobilizza con il solo sguardo”.
Il patto viene stipulato e il nostro amico non ci rimetterà solo la firma. Infine l’ombra non è poi così effimera, a pensarci bene. È la proiezione di un corpo che ha un suo peso specifico. Ne è quasi la conferma identitaria. Se la perdiamo, o peggio la barattiamo oppure vendiamo, cosa ci succederà?
Con la risposta, forse, nell’interessante introduzione curata da Enrico De Angelis, che quasi diventa la tasca meravigliosa del racconto stesso, desidero invece concludere questo post con una lirica del romanziere alle pp. 162-163 dal momento che l’edizione da me scelta contiene anche alcune poesie di Adelbert von Chamisso.
[1] Plutarco, De gloria Atheniensium, 5, 348 C Stephanus (= Gorgia, B 23 DK).
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