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Romolo il Grande

  • Immagine del redattore: Beatrice Di Santo
    Beatrice Di Santo
  • 7 ago 2020
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 14 nov 2020


Come si fa a definire quando una persona è "Grande"? Già dalla copertina di questo spassoso libriccino teatrale troviamo un suggerimento, cioè la statuaria. Potremmo dire che una persona è grande se ha una statua a lei dedicata. Quante statue abbiamo nel nostro Paese e nemmeno magari le notiamo! Persino un paesello abruzzese di mia conoscenza con quattro case e un solo bar ha in centro della piazza una statua. Quasi mai ci mettiamo a leggere chi sono i personaggi di questa celebrazione monumentale e spesso magari usiamo i gradini per sederci ai piedi del protagonista, il quale, immobile, ci sta sopra la testa e potrebbe addirittura girarsi a farci l'occhiolino che, insomma, noi non ce ne accorgiamo e continuiamo a chiacchierare animatamente con il nostro amico vicino, mangiando un gelato.

Ma davvero la statua racchiude la grandezza? Per rispondere a questa domanda, dapprima vi racconto una vicenda personale svoltasi quando avevo diciott'anni nella Londra 2004. Io e una mia carissima amica volevamo conoscere la città e nel programma del giorno avevamo stabilito di visitare la colonna di Nelson a Trafalgar Square. Abbiamo seguito la mappa cartacea che, dopo tanti girotondi, ci ha portate in una piccola piazza con al centro una colonna e un distinto signore in cima.

"È questo Nelson?" ha chiesto la mia compagna e io, senza ombra di dubbio, ho annuito poiché il percorso che avevamo fatto sembrava corrispondere esattamente alla mappa, perlomeno ne ero convinta. La colonna si presentava abbastanza scarna e tetra, non era nemmeno tanto alta e il piedistallo sembrava un cubo malridotto.

Ho subito comunicato la mia delusione all'amica e lei concordava. Dopo tre minuti di sosta, affrante dalla misera scoperta, abbiamo ripreso il passo in direzione della National Gallery. Abbiamo proseguito la nostra camminata ed ecco comparire il polo artistico più famoso di Londra. Imponente e leggera allo stesso tempo, la National Gallery apriva una piazza grandissima e guarda un po' chi si stagliava lassù verso le nuvole, l'ammiraglio Nelson! Quello vero! Il guardiano della piazza. Tutto tornava chiaro. La colonna lanciatissima, i leoni ai piedi della statua e persino le fontane. Ecco la grandezza.

Certamente l'episodio dimostra come in effetti più famoso è il personaggio e più imponente è il monumento a lui attribuito, ma allo stesso tempo possiamo cogliere che il nesso tra statua e fama dipende molto dal nostro ego. Infatti convinta in un primo momento di aver trovato Nelson, il mio giudizio ha reputato meglio ritirarsi dalla scena poiché la grandezza è in stretta correlazione con la propria aspettativa e questa non era stata soddisfatta. È un po' come dire che le convinzioni e le aspettative modellano la grandezza. In un secondo momento però il mio pensiero ha dovuto riformularsi e rettificarsi difronte al vero Nelson e subirne il fascino imperioso. Se non avessimo trovato la National Gallery, se non mi fossi accorta del falso Nelson, probabilmente sarei rimasta con l’amaro in bocca per tutta la vita. E anche la mia amica. Sicuramente alla domanda precedente del secondo paragrafo avremmo risposto in modo negativo. Per fortuna invece siamo riuscite a capire chi ci fosse in cima alla colonna di Trafalgar Square.

Bisogna anche precisare, con un rapido appunto, che non sempre l’imponenza statuaria è gradita come simbolo di gloria. Forse è bene riportare l’esempio di Canova che ha realizzato per Napoleone una sua figura in marmo chiamata Marte pacificatore alta più di tre metri ma assolutamente non apprezzata dal generale francese.

E ora finalmente leggiamo il dialogo tra Romolo e Apollione di Friedrich Dürrenmatt, Romolo il Grande, Marcos y Marcos 2011, p. 28, cit.

ROMOLO Ebbene, e non sei forse contento dei busti che ti ho venduto? C’era quel Cicerone, specialmente, che era proprio un pezzo di valore.

APOLLIONE È stato un caso, un’eccezione fortunata. Di quello ne ho venduti cinquecento calchi in gesso: li ho spediti a quei ginnasi che stan venendo su come funghi nelle foreste vergini di Germania.

L’ironia è lampante. Il busto di Cicerone non è considerato come l’illustre maestro e politico della Repubblica romana, il cui ricordo echeggia fino ai nostri giorni. In questo scritto egli diventa uno qualsiasi, diventa quel Cicerone, un caso, uno fra i tanti. Certo, il valore gli viene riconosciuto dalle parole di Romolo ma in quanto pezzo di materiale, in quanto prodotto commerciale, ai fini di vendita. Non c’è più la grandezza del personaggio commemorativa, anzi quest’ultima viene barattata per un fine molto più veloce e rasoterra, il guadagno. Lo stesso Apollione sembra confermare la fatalità del valore di questo busto poiché il suo successo si rivela appunto un’eccezione, un fenomeno forse inaspettato. E nel momento in cui Apollione si rende conto dell’utilità economica di Cicerone ne approfitta e raccoglie le occasioni di guadagno come funghi, cioè in modo materialistico e terreno, senza domandarsi se la scultura nasconda in sé una certa magnificenza. Anzi, l’oratore romano è spedito come un pacco postale ai migliori offerenti. Ecco che il nesso tra statua e fama, di cui abbiamo parlato, non si risolve solo nell’ego ma anche nella logica di mercato. E dunque di conseguenza questa logica può modellare o addirittura vanificare la grandezza, la quale può infatti perdersi nei meandri del commercio, in mezzo al traffico dei tanti prodotti che forse non sono nemmeno durevoli, come ci dimostra il sonetto 55 di Shakespeare nell'edizione e traduzione di Dario Calimani, William Shakespeare: i sonetti della menzogna, Carocci editore 2009, p. 99, cit.

Né marmo né i dorati monumenti

dei Principi vivranno più di questa potente rima,

ma voi più fulgido splenderete in questi versi

[…]


Not marble, nor the gilded monuments

Of Princes shall outlive this powerful rhyme,

But you shall shine more bright in these contents

[…]

E qui, arrivati a fine articolo, apprendiamo perciò che la poesia, nelle parole shakespeariane, resiste di più ed è l’arma più efficace per immortalare una persona e quindi renderla grande.

 
 
 

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© Beatrice Di Santo | Il Chiacchierino | Rubrica di chiacchiere letterarie. 

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