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Amy Foster

  • Immagine del redattore: Beatrice Di Santo
    Beatrice Di Santo
  • 4 ago 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 1 feb 2021


Amedeo Modigliani, Ritratto di Madame Zborowska, non datato (1918), olio su tela,

55x38 cm, Nasjonalmuseet for kunst, arkitektur og design, Oslo, Norge.

Ci sono volti che catturano la nostra attenzione per via di una peculiare mancanza di specificità nel loro aspetto d’insieme come quando, camminando nella nebbia, fissiamo con attenzione una forma indistinta che, alla fine, potrebbe essere niente di più curioso o strano di un cartello.


There are faces that call your attention by a curious want of definiteness in their whole aspect, as, walking in a mist, you peer attentively at a vague shape which, after all, may be nothing more curious or strange than a signpost.

Joseph Conrad, Amy Foster, a c. di Tania Zulli, con testo a fronte, Letteratura universale Marsilio Editori 2018, pp. 52-53, cit. Eccola Amy, la protagonista, questo volto indistinto. Così scrive Joseph Conrad alle porte di un Novecento appena iniziato.


J. Conrad, Thyphoon And Other Stories, London William Heinemann 1903.

Contenuti: Thyphoon, Amy Foster, Falk: A Reminiscence, To-morrow.


Nell’introduzione, pp. 11-12 dell’edizione 2018, curata da Tania Zulli, questa storia è presentata come l’emblema di differenze etniche e pone l’accento sulla vita stessa dell’autore viaggiatore che sicuramente avrà visto innumerevoli volti diversi e vaghi durante i suoi tragitti, fino magari a conservarne un ricordo sfocato. Ma non per questo meno autentico, anzi.

Fin dalla prima riga della nostra citazione capiamo come l’assenza di profili precisi e poi la sfocatura della forma attirino l’attenzione degli occhi. E magari in futuro ci rammentiamo maggiormente di quell’istante, piuttosto che di altri, proprio grazie alla confusione dei contorni e paradossalmente ci ricordiamo di quella persona.

Possiamo quasi dire che la mescolanza nei colori e nei lineamenti poco individuabili siano la base stessa del ricordo. E dunque dell’autenticità. Bisogna però stare attenti a non aggiungere ai ricordi elementi fantasiosi che possano perturbarli e confonderli. Un po’ come succede nei ritratti di Modigliani, dove le identità prendono una nuova forma quasi surreale. Il ricordo è quindi in stretto contatto con l’arte, e in questo caso con l’arte del ritratto dal momento che discutiamo di volti.

Molto interessante è il paragone con il signpost, il cartello. Ecco di nuovo il surrealismo. Il viso può talmente trasformarsi ai nostri occhi che non è più un ritratto di una persona, ma un ritratto di una cosa. L’identità umana si mescola agli oggetti e quasi non c’è nulla di strano.

René Magritte, Il figlio dell'uomo (dettaglio), 1964, olio su tela, 116×89 cm, collezione privata.


E questa mescolanza, ripetiamola per concludere, è connaturata alla biografia di Conrad, il quale ha molto viaggiato e per di più è lui stesso uno straniero anglicizzato.

Mi pare che anche questo post sia diventato abbastanza “chiacchierino”. Dunque per ora è tutto e, a proposito di ritratti, vi saluto con il mio!

Valerio Fileccia, Ragazza col chiacchierino, 2018, olio su tela, 40x63 cm, collezione privata.


Curiosità: nel 1997 esce il film Lo straniero che venne dal mare, titolo originale Swept from the sea, basato sul racconto di Amy Foster.


 
 
 

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© Beatrice Di Santo | Il Chiacchierino | Rubrica di chiacchiere letterarie. 

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